RESTO DEL SITO IN ALLESTIMENTO
Nel dicembre del 2006 è uscito il mio primo libro Una corsa incontro al passato. A dicembre 2013 sembrerebbe ormai esaurito.
Nella serata del 29 marzo 2007 il libro è stato presentato alla libreria Minerva dalla dott.ssa Carla Mocavero, scrittrice, mentre il maestro Sergio Colini, docente di teatro dialettale, ha letto una selezione di brani. Quello stesso giorno è uscito su Il Piccolo un articolo di Piero Trebiciani:
L’anno seguente, dopo un cordiale incontro con lo straordinario scrittore da me sempre mitizzato e da tempo immemorabile indicato tra i favoriti all’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura (che prima o dopo dovrà pur arrivare), ho ricevuto questa lettera che mi rende particolarmente orgoglioso:
Il libro ha avuto un buon successo a Trieste ed è divenuto una specie di long seller perché, a distanza di oltre sei anni dalla sua uscita, si continua a vendere e non sono mai mancati gli elogi da parte dei miei cortesi lettori. È stato finalista a Massa dove ha conseguito una segnalazione di merito alla V edizione del Premio Letterario “Massa, città fiabesca di mare e di marmo”. Ha ricevuto un’ottima recensione sul sito IrReale Narrativa km0 magistralmente retto da Maria Irene Cimmino, Alessandro Limena, Irene Pecikar, Federica Ribolli e Claudio Petracco:
Titolo: Una corsa incontro al passato
Autore: Willy Piccini
Casa editrice: AndreaOppureEditore
Pagg.: 96
Willy Piccini scrittore, attore e autore teatrale, nella sua multiformità di interessi vuole regalare ai suoi concittadini, e soprattutto alle nuove generazioni un affresco gradevole e sincero, un amarcord della sua infanzia e adolescenza a Trieste negli anni ’50 e ’60: epoca che sembra perdersi nelle nebbie del tempo mentre si tratta solo di pochi decenni fa tanto è stato travolgente e tumultuoso lo sviluppo economico, sociale e tecnologico che si è portato via in modo brutale un pezzo della storia di tutti noi.
Il libro è una rivisitazione del passato, non sdolcinata, non affettata, cui molti sarebbero tentati di guardare con tristezza, ma piuttosto visto alla luce di una morbida nostalgia per un periodo sì duro, intriso di sofferenze e difficoltà per molti, ma dove abbondavano l’ironia, la speranza, gli affetti sinceri alimentati da valori consolidati, tradizioni rispettate e dalla solidarietà dei vicini, degli amici. Una vita semplice e serena che non si disperdeva nel vuoto delle nostre giornate affannose e affannate, ma si nutriva di piccole cose che si facevano protagoniste del quotidiano.
L’autore sceglie di riannodare i fili della propria vita durante la maratona che si svolge ogni anno a Trieste, una stracittadina aperta a tutti. La corsa lo porta lungo i luoghi più significativi della città che sono anche luoghi dell’anima, abitati non solo da persone che hanno condiviso la strada della vita con l’autore, ma anche dimore di ricordi e pensieri, gioie e dolori. La maratona come metafora della vita: nei percorsi semplici, e in quelli accidentati, quando credi di non farcela e trovi in te stesso la scintilla per andare avanti che ti sprona a non mollare mai, per giungere alla meta con un bagaglio di esperienze, immagini, voci e incontri.
Rapida e incisiva, anche la scrittura ha il passo di una corsa. Si arriva al traguardo tutto d’un fiato con il sorriso sulle labbra e una voglia di serenità nel cuore.
Maria Irene Cimmino
La dottoressa Cimmino che così amabilmente mi ha recensito, ha fondato e gestisce con i quattro collaboratori poco più sopra citati l’ottimo, sorprendente sito che consiglio di consultare al link http://www.irreale-narrativakm0.com/p/chi-siamo.html. Alla sezione racconti ci sono anche quelli che mi sono valsi un primo ed un secondo posto in Concorsi letterari nel 2013.
A febbraio del 2012 è uscito Jacomo, un triestino anomalo, quasi una snella biografia, incentrata, però, soprattutto sulla “triestinità” di James Joyce. Pur convinto (o sperando) che avrebbe potuto destare un certo interesse in un determinato tipo di pubblico, il libro non aveva pretese di diventare un best seller per cui non mi sono dato nemmeno la pena di rivolgermi ad un editore. Immaginandolo un argomento di nicchia, certamente non sarebbe stato neanche preso in considerazione. Da qualche tempo esiste però la possibilità di fare l’editore di se stesso, fornita, con ottimo servizio dal sito www.ilmiolibro.it. Non è certamente disonorevole affidarsi a questa, tra l’altro molto economica, soluzione. Italo Svevo pubblicò Una vita e Senilità a proprie spese e così fece Alberto Moravia per Gli indifferenti. E mi fermo qui, ma l’elenco sarebbe lunghissimo senza contare, poi, che non è che gli editori siano i depositari della verità. Jack Kerouac fu cacciato da Farrar Strauss perché si presentò ubriaco con un rotolo di telex manoscritto. Su quel rotolo, divenuto leggendario, c’era On the road.
Alla fin fine il libro è stato piuttosto fortunato. Nella prefazione ho spiegato che tutto nasceva dal fatto che la sede triestina di Jonas, centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi, è parte molto attiva nella nascita di ALIPSI, Associazione Lacaniana Italiana di psicoanalisi. Quest’ultima doveva organizzare tra marzo ed aprile 2012, proprio a Trieste, un convegno su Joyce e l’arte: supplenza, sublimazione, sinthomo in collaborazione con l’Association de psychanalyse Jacques Lacan ed Espace Analityque. Essendo in ottimo rapporto di amicizia con i membri di questa associazione, era ben conosciuto il mio sterminato amore per tutto ciò che riguarda Trieste e di conseguenza il mio interesse per quello che considero un mio concittadino, d’adozione od onorario, fate un po’ voi. Avevo così accettato di preparare due incontri per fornire quelle che ritenevo buone informazioni su questa triestinità. Il mio studio è stato apprezzato e di tale gradimento è venuta a conoscenza l’Università delle Liberetà, una di quelle associazioni che s’impegnano a promuovere ed alimentare interessi culturali fra persone di età matura. Mi è stato chiesto di ricavare tre conferenze ampliando quello che avevo già esposto con altri ragguagli sulla vita dello scrittore. Così ho fatto, aggiungendo 115 immagini di difficile reperibilità da proiettare su uno schermo. Foto di Joyce, dei suoi familiari e conoscenti, dei suoi luoghi, con qualcosa scattato da me, per esempio, sulle sue abitazioni triestine come sono visibili oggigiorno. Quello che definirei il mio pubblico è stato molto generoso nei giudizi, si è anche divertito in certi momenti, e mi ha spinto a lasciare una traccia cartacea. Il rapporto con ALIPSI poi è proseguito e chi ha letto questa mia operina mi ha offerto, proprio nei giorni del convegno franco italiano, l’opportunità di organizzare un giro joyciano. Consapevole che ne esiste già uno, mi sono permesso di allestire un’alternativa informale e spero divertente. Scopo che sembrerebbe esser stato raggiunto poiché gli intervenuti si sono dimostrati piuttosto soddisfatti, il giro è stato ripetuto il giorno seguente ed il libro, venduto ai banchetti del seminario, ha ottenuto un buon exploit di vendite. Non posso mascherare il compiacimento per esser stato citato nelle giornate del meeting dalla dott.ssa Silvia Lippi dell’EPS Barthélémy Durand, Etampes (Paris) e dalla dott.ssa Francesca Perini coordinatrice della sede triestina di ALIPSI che ha più tardi menzionato il mio lavoro anche in un suo articolo sulla rivista di clinica e cultura psicoanalitica “LETTERa”
Il giro joyciano verrà ripetuto ad autunno 2013, dopo un incontro riepilogativo presso l’Università delle Liberetà, riservato agli allievi della stessa.
Sempre nelle aule del Liceo Oberdan, per conto della summenzionata Università ho tenuto a gennaio 2013 tre incontri su vita e opere di Claudio Magris al quale va, notoriamente, la mia più grande ammirazione, riservando l’ultimo interamente al Danubio visto da lui (ed anche da me…)
Il libro è in vendita (€ 10, ma maggiorato dalle spese di spedizione) sul sito summenzionato, visibile nella vetrina http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=739411. Se richiesto, sono disponibile a consegnarlo a mano, a chi ne fosse interessato, ovviamente senza spese di spedizione al prezzo imposto di € 11. Consegne a mano in provincia di Trieste, eh, non ve lo recapito a Copenhagen od Ulan Bator. Dimenticavo di specificare che il link da digitare per arrivare in vetrina, consente di leggere le prime 17 pagine del libro.
Venerdì 7 giugno 2013: Presentazione del libro “La nostra storia”. Al termine dell’esperienza con gli adolescenti del Villaggio del Fanciullo finanziata dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e condotta con la collaborazione delle dottoresse Natalia Filippelli e Francesca Perini, psicoterapeute di Jonas, abbiamo dato alle stampe il libro “La nostra Storia”. L’esergo, di buon auspicio, diceva: “Con un po’ di fortuna, imparerete anche voi a tenere la rotta orientandovi con le stelle. (Raymond Carver)”.
L’introduzione:
Sono stato coinvolto in quest’avventura, devo dire con piacere, in qualità di scrittore. Forse inizialmente pensavamo a qualcosa di diverso, o almeno lo credevo io. Avevo regalato ai ragazzi che avevano aderito, un mio libro del genere che viene definito “memoir”, immaginando che potesse fornir loro qualche spunto per raccontare una loro storia più o meno personale che poi io avrei magari corretto ortograficamente e/o sintatticamente. Se i loro testi non fossero stati perfetti, mi sarei prodigato a migliorarne un po’ l’aspetto nella convinzione che le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste, con la punteggiatura nei posti giusti, in modo che possano dire quello che devono dire nel modo migliore. Non è andata proprio così, e cercando di superare alcune difficoltà, abbiamo ad un certo punto deciso di cambiare registro creando un laboratorio dove amalgamavamo le idee, parecchie frutto di finzione, dell’uno o dell’altro. Mi sembra sia stata un’idea rivelatasi redditizia, i ragazzi si son sentiti maggiormente coinvolti. Nel periodo che potremmo chiamare di gestazione qualcuno è sparito, qualcun altro si è aggiunto e poi qualcuno si è applicato di più, qualcuno di meno, ma personalmente mi sento di affermare, sperando che anche loro la pensino così, che siamo cresciuti un pochino tutti assieme. Ci ho messo logicamente del mio per infiorare qualche idea, per dare un po’ più di spessore al tutto approfittando di questa predisposizione di oscura origine che mi conduce a dedicare buona parte della mia vita a quella che oserei chiamare vocazione letteraria. Sicuramente sono soddisfatto del risultato finale e dell’interesse che la nostra avventura ha suscitato in questi ragazzi. La loro età non può e non dev’essere solo sballo, consumo, depressione. Sappiamo che in questo periodo può darsi si sentano sbagliati, goffi, addirittura mostruosi; vorrebbero barattare la loro infelicità con una felicità qualsiasi, uscire dalla cameretta dove a tener loro compagnia non bastano facebook, un paio di poster ed un cellulare rovente. Uscire allegramente trovando consensi, carezze, motociclette pronte a portarli lontano, mille amici “veri”, un grande amore. Sappiamo che non è facile soddisfare questi presupposti, ma i ragazzi con i quali abbiamo collaborato mi sono sembrati piuttosto maturi. Non credo pretendano di far fiorire nuovi valori, forse li stanno cercando consapevoli che potrebbero anche non trovarli mai. In un momento in cui i giovani normalmente si sentono parcheggiati nel nulla, che a sedici, diciassette anni, sono già sconfitti senza sapere da chi, mi sembra già abbastanza.
Non so se in futuro uno o più di loro si sentirà attratto dalla scrittura, ma se uno e uno solo sentisse quella che esageratamente definirei “chiamata”, il mio consiglio è innanzitutto quello di leggere: di tutto e di più. Umberto Eco ci dice che chi non legge non può scrivere, ma è conseguenza inevitabile per chi legge molto, pensare di scrivere. Tempo ce n’è, non ci sono scrittori precoci, come si verifica talvolta nella poesia (Rimbaud) o nella musica (Mozart). Tutti i grandi sono stati apprendisti scrittori il cui talento è progredito a forza di costanza e convinzione attraverso anni di disciplina e perseveranza. Mi permetto una spiritosaggine finale ricordando in ogni caso la risposta di un editor ad un giovane scrittore che, indeciso sul genere da scegliere, chiedeva quali fossero gli scritti meglio pagati. “Le richieste di riscatto” fu la risposta.
In appendice troverete anche una descrizione del bellissimo mural che un altro gruppo di ragazzi, tra l’altro più giovani di quelli de “La nostra storia” e ben coordinati dall’artista Monica, hanno realizzato. Assieme a qualche appunto ricavato dalle indicazioni date dai giovani “pittori” riguardante la loro opera e fornitomi dalle compagne d’avventura Francesca e Natalia abbiamo cercato di esporre su carta la scena che era stata così ben dipinta su una grande parete.
L’esergo che abbiamo scelto riporta una frase di Raymond Carver, lo scrittore minimalista per eccellenza, e mi piace ricorrere ancora una volta alle sue parole per concludere questa introduzione:
“Se siamo fortunati, non importa se scrittori o lettori, finiremo l’ultimo paio di righe di un racconto e ce ne resteremo seduti un momento o due in silenzio. Idealmente, ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari il nostro cuore e la nostra mente avranno fatto un piccolo passo in avanti rispetto a dove erano prima. La temperatura del nostro corpo sarà salita, o scesa, di un grado. Poi, dopo aver ripreso a respirare regolarmente, ci ricomporremo, non importa se scrittori o lettori, ci alzeremo, e, “creature di sangue e nervi”, come dice un personaggio di Cechov, passeremo alla nostra prossima occupazione: la vita. Sempre la vita”.
Willy Piccini

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